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mercoledì 6 febbraio 2013
Pubblicato da
Selene
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Il Sidhe (si pronuncia shee) è il regno ultraterreno del popolo fatato delle leggende celtiche.
Si tratta di una felice immortalità. Significa "Pace" ma anche "collina fatata".
Il Sidhe è anche l’oltretomba celtico, un mondo parallelo felice che può essere interpretato sia come mondo invisibile abitato dal "Buon Popolo" o "Piccolo Popolo", come spesso è chiamato (folletti, fate, elfi, gnomi ecc..) o più semplicemente come l’immagine evocativa del mondo spirituale.
La leggenda
Daoine Sidhe (si pronuncia deenie shee) è il nome assunto dai Tuatha De Danann (discendenti della Dea Danu) quando i Milesi (invasori dell'Irlanda) li respinsero sottoterra. Loro re era Finvarra, che da quel giorno regna nel suo palazzo sotto la collina fatata di Knockma. La loro abilità nel gioco degli scacchi è leggendaria e nessun essere umano è mai riuscito a batterli, lo stesso Re Finvarra ha tale titolo poiché è il più bravo giocatore di scacchi fra di loro. Finvarra è conosciuto anche come cantore e donnaiolo, talvolta manda dei suoi gregari sulla superficie a rapire una donna umana.
Quando i Tuatha De Danann, antichi sovrani biondi dell’Irlanda arcaica, nonostante i loro poteri magici, si allontanarono dall’ isola, non si sa bene dove si diressero: c’è chi afferma che la loro migrazione li portò dalle coste fino all’ entroterra, in un posto chiamato Færie, con una conseguente e lenta integrazione culturale, chi sostiene invece che loro partirono verso l’isola da cui arrivarono.
Ma le leggende li mistificano come un popolo fatato e semidivino dell’Annwyn (l’aldilà celtico) i cui membri, immortali e potenti maghi, partecipavano a eterni banchetti in luoghi fuori dallo spazio e dal tempo, collocati spesso all’ interno degli antichi tumuli o in prossimità di dolmen o dei laghi, oppure danzavano sotto la luna, oppure ancora rapivano bambini.
La magia di questi luoghi sacri ne rievocano infatti lo spirito. Si narra che gli elfi sono tutto ciò che resta dei Tuatha de Danaan, guardiani dei laghi irlandesi e scozzesi. Forse sono proprio loro il Buon Popolo.
Nelle tradizioni pseudostoriche irlandesi, i Túatha Dé Danann (medio irlandese Túatha Dé Danand o Donand) furono il quinto dei sei popoli preistorici che invasero e colonizzarono l'Irlanda prima dei Gaeli. Si ritiene che essi vadano identificati - in tutto o in parte - con gli dèi adorati dagli stessi Gaeli, opportunamente evemerizzati e collocati in un contesto storico a opera dei cronisti medievali, i quali appartenevano perlopiù all'ambiente monastico. Le molte leggende che riguardano i Túatha Dé Danann, tramandate dai manoscritti irlandesi, permettono di intravedervi alla base i residui di antiche teogonie e teomachie.
Indice
Le leggende riguardanti i Túatha Dé Danann, inscrivibili nel "ciclo mitologico" o "ciclo delle invasioni", sono riportate da un certo numero di narrazioni in medio irlandese, a loro volta contenute nelle grandi raccolte manoscritte medievali irlandesi.
Il testo più antico che citi i Túatha Dé Danann è lo Scéal Tuáin meic Cairill ("Storia di Tuán figlio di Cairell", IX secolo) in cui essi appaiono già inseriti nel contesto delle invasioni irlandesi, segno che, all'epoca della stesura del testo, la tradizione storiografica aveva già raggiunto il suo punto d'arrivo. Segue l'importantissimo Cath Maige Tuired ("La battaglia di Mag Tuired, XI secolo), una narrazione completamente incentrata sui Túatha Dé Danann, che narra il loro arrivo in Irlanda, le storie dei loro membri principali e la grande battaglia che li oppose ai Fomor. L'imponente Lebor Gabála Érenn ("Libro delle invasioni d'Irlanda", XII secolo), che tratta estesamente di tutti i popoli invasori d'Irlanda, riporta in dettaglio tutte le tradizioni genealogiche sui Túatha Dé Danann. In questo testo, i loro re vengono inseriti in un'ideale successione dei Sovrani Supremi d'Irlanda, dando lo spunto all'imponente tradizione annalistica della letteratura irlandese.
Tra i testi successivi, parecchi riportano vicende particolari che hanno per protagonisti i Túatha Dé Danann o alcuni dei loro esponenti principali. Nel Tochmarc Étaíne ("Il corteggiamento di Étaín", XIV secolo) si narra la storia d'amore tra Mídir ed Étaín, destinata a concludersi secoli dopo; l' Aislinge Óenguso ("Il sogno di Óengus", inizi XVI secolo) è un romantico racconto avente a protagonista il giovane Óengus Óg; l'Oiche chloinne Tuireann ("Il destino dei figli di Tuirenn", XVII secolo) riprende fatti e avvenimenti della battaglia contro i Fomor; e così via. La data di redazione fornita per questi testi è quella dei manoscritti: è evidente che la data di composizione può essere molto più antica.
Altre tradizioni sono poi riportate dai Dindṡenchas ("Storie toponomastiche"), in cui eventi che hanno quali protagonisti i Túatha Dé Danann sono alla base dei nomi di alcuni luoghi d'Irlanda.
Etimologia
La letteratura di divulgazione in genere interpreta l'etnonimo Túatha Dé Danann come "Tribù della dea Danu" (o "Dana"). Tale lettura, per quanto popolare, è però soltanto ipotetica.
L'unico termine fondato dell'etnonimo è túatha che è il plurale del termine irlandese túath (relato al celtico continentale teutā > toutā), ad indicare una popolazione dalla comune ascendenza. È quindi giustificato l'uso della parola "tribù", da usarsi però al plurale: "le tribù".
Più problematico è invece il termine successivo, dé. Lo si ritiene comunemente il genitivo della parola "dea", ma in realtà è il genitivo del sostantivo maschile dia "dio" (la parola "dea" in irlandese è bandia); in tal caso una traduzione corretta dell'etnonimo dovrebbe essere "Tribù del dio di Danann". (E non bisogna trascurare la possibilità che non si tratti di dé, ma di de, come a volta si trova nei manoscritti; in irlandese de è la preposizione "di", proprio come nelle lingue neolatine: in tal caso la corretta interpretazione dell'etnonimo sarebbe semplicemente le "Tribù di Danann".)
L'ultimo termine è il più controverso. Danann (nei testi antichi scritto Danand o Donand) viene assunto come il genitivo di un nome proprio, il cui nominativo si ritiene sia *Danu. Questo nome venne ricostruito dagli studiosi di fine Ottocento, in analogia con altri termini che presentano una medesima declinazione (come Ériu "Irlanda" che al genitivo dà Érenn), e interpretato come un teonimo. Sorse così l'idea, in linea con la concezione che allora si aveva della mitologia, di una dea chiamata *Danu, madre e antenata della stirpe divina irlandese. Il problema è che questo nome non è attestato in alcuna fonte antico-irlandese.
Per risolvere questo problema, venne proposta un'identificazione tra *Danu e Anu, la mater deorum hibernensium citata da Cormac mac Cuilleannáin nel suo Sanas ("Glossario"), alla quale la tradizione associa due colline gemelle nella Contea di Kerry (Munster) chiamate Dá chích nÁnann (in ortografia moderna Dá chíoche hAnann), i "due seni di Anu". La relazione tra le forme Anu e Anann (rispettivamente nominativo e genitivo) fornì un'ulteriore sostegno per la ricostruzione di *Danu a partire da Danann. Si ha però ragione di credere che *Danu e Anu non siano tra loro identificabili, nonostante un passo del Foras feasa ar Éireann di Seathrún Céitinn (XVII sec.) riporti Dá chíoche Danann (da intendersi probabilmente come una forma ipercorretta operata dallo stesso Céitinn). Le evidenze filologiche chiariscono l'impossibilità di un passaggio tra le due forme. D'altronde, il Lebor Gabála Éireann identifica esplicitamente Anu con la dea Mórrígan.
Riguardo all'identità di Danann, il Lebor Gabála Éireann è abbastanza chiaro: essa fu la madre di Brian, Iuchar e Iucharba, i tre figli di Tuirell figlio di Delbáeth. Questi tre sarebbero stati talmente abili nelle arti druidiche che il popolo ignorante li scambiò per dèi: essi divennero talmente popolari che il loro popolo di appartenenza venne chiamato in loro onore Túatha Dé Danann, in questo caso inteso "le tribù degli dèi di Danann". È però evidente che anche questa è un'etimologia popolare, anche se in questo caso è quella esplicitamente attestata dai testi antichi.
Un'altra possibilità è che Danann sia connesso col termine irlandese dán "arte, facoltà, capacità", che però viene declinato al genitivo come dána (da cui l'espressione áes dána "gente dell'arte", riferita all'insieme degli artigiani, degli artisti, dei musici e dei giuristi di una tribù).
La leggenda
I Túatha Dé Danann discendevano dai Figli di Nemed, un precedente popolo invasori d'Irlanda, il quale aveva dovuto abbandonare l'isola dopo essere stato decimato dai Fomor. Recatisi in lontane isole boreali, essi si erano istruiti nella sapienza e nelle discipline druidiche e, dopo molto tempo, i loro discendenti avevano progettato il ritorno in Irlanda, ritenendo che l'isola spettasse loro per diritto ereditario. Intanto, stabilitisi in Scandinavia, avevano stretto un'alleanza con gli stessi Fomor: tra loro vi erano state unioni matrimoniali ed era nata una discendenza mista.
Sbarcati in Irlanda, diedero fuoco alle loro navi in modo che non avessero più la tentazione di tornare indietro. Poiché dalle navi che bruciavano si levavano alte colonne di fumo, dice il cronista, in seguito si disse che i Túatha Dé Danann fossero venuti dal cielo su quelle nubi di fumo.
L'Irlanda a quel tempo era popolata dai Fir Bolg, un popolo anch'esso di discendenza nemediana. Essi si scontrarono con i Túatha Dé Danann in quella che fu la prima battaglia di Mag Tuired (contea di Mayo). I Túatha Dé Danann vinsero ed i Fir Bolg furono costretti a cedere loro la sovranità sull'Irlanda. Tuttavia, il re danann Núada, aveva perduto il braccio destro nel corso dello scontro e, in base alle leggi, la mutilazione lo rendeva inadatto per regnare. Venne così sostituito da Bress, il quale era fomoriano per parte di padre.
Bress regnò per sette anni e il suo regno si rivelò disastroso, così fu costretto ad abdicare. Fuggito dall'Irlanda, egli riparò presso i Fomor, chiedendo l'aiuto dei parenti di suo padre per riconquistare il trono. In Irlanda fu restituita la sovranità a Núada, al quale venne costruita una protesi d'argento che sostituiva l'uso del braccio troncato.
Fu così che i Túatha Dé Danann dovettero scontrarsi con i Fomor nella seconda battaglia di Mag Tuired (questa volta nella contea di Sligo). A guidare le file dei Túatha Dé Danann era Lúg Sámildanach il quale, nonostante fosse fomoriano per parte di madre, venne eletto in quel ruolo in quanto esperto in ogni possibile arte. Egli guidò alla vittoria le schiere dei Tuatha Dé e sconfisse uno dei capi dei Fomor, Balor, suo nonno, il quale poteva uccidere interi eserciti soltanto poggiandoci sopra lo sguardo.
I Túatha Dé Danann imposero così il loro regno sull'Irlanda e i loro sovrani furono ricordati nella successione dei Re Supremi. Mantennero il regno per molto tempo, finché non giunsero dall'Iberia i Figli di Míl, gli antenati dei celti Gaeli. Costoro riuscirono a sbarcare in Irlanda nonostante gli incantesimi messi in atto dai Túatha Dé Danann nel tentativo di tenerli lontani e sconfissero questi ultimi nella battaglia di Óenach Taillten. Sconfitti, i Túatha Dé Danann accettarono di lasciare il dominio dell'Irlanda ai nuovi venuti e si ritirarono a vivere nel sottosuolo dell'isola e dentro le colline fatate, dove da allora condussero un'esistenza felice e immortale, trasformandosi nel folklore in creature soprannaturali.
I quattro tesori dei Túatha Dé Danann
La tradizione attribuisce ai Túatha Dé Danann quattro meravigliosi tesori, che essi portarono con sé in Irlanda dalle quattro città site nelle isole boreali dove avevano ricevuto l'istruzione nelle discipline druidiche e nella conoscenza. Queste furono:
* dalla città di Findias venne portata la spada di Núada: mai un combattimento venne perduto da chi la impugnava;
* dalla città di Gorias venne portata la lancia che poi fu data a Lúg: non falliva mai il bersaglio;
* dalla città di Murias venne portato il calderone del Dagda, capace di sfamare un numero illimitato di persone senza svuotarsi mai;
* dalla città di Fálias venne portata la Lía Fáil, la Pietra del Destino, che emetteva un grido se veniva calpestata da un legittimo Re Supremo d'Irlanda.
Nelle fonti medievali, i Túatha Dé Danann sono il popolo che abitava l'Irlanda prima dei Gaeli. Questo ha spesso portato alcuni studiosi a identificarli con l'una o l'altra popolazione pre-celtica, ad esempio con i costruttori dei megaliti di cui è ricco il paesaggio irlandese. Tale identificazione è però priva di un vero fondamento, in quanto i Túatha Dé Danann sono attestati unicamente nella letteratura medievale e nulla li collega con le testimonianze preistoriche presenti sul suolo d'Irlanda.
Non vi sono motivi per ritenere che le narrazioni medievali abbiano una base storica: al contrario, tutto fa ritenere che i Túatha Dé Danann siano personaggi prettamente mitici. Il fatto che siano spesso tratteggiati come esseri sovrumani, dai poteri soprannaturali, fa pensare che si possa essere trattato, in origine, di vere e proprie divinità, poi storicizzate ed evemerizzate dai cronisti medievali, che erano di fede cristiana.
Lo dimostra innanzitutto l'etimologia di molti nomi danann, comparabili con quelli delle divinità celto-romane attestate sul continente: ad esempio, il campione Ogma compare in Gallia come Ogmios, Mídir come Medros e Goibniu come Gobannicnos. Núada è presente in Britannia nel nome del dio Nodons, e Mórrígan è con ogni probabilità la Morgana dei racconti arturiani. Brígit corrisponde sia alla Brigindona gallica che alla Brigantia britannica. Le dee della guerra, Badb Chatha e Némain, sono presenti nel continente come Cathobodua e - probabilmente - Nemetona. Su un altro piano, sembra evidente - pur senza affinità etimologiche - che Lúg sia il Mercurio gallico descritto da Cesare e il Dagda Mór il Dio col Mazzuolo presente nelle testimonianze iconografiche gallo-romane.
La mitologia comparata, seguita soprattutto agli studi di Georges Dumézil ha mostrato molte affinità tra le narrazioni pseudostoriche dei testi irlandesi e vari personaggi ed episodi delle mitologie indoeuropee. Ad esempio, Núada che è privo di un braccio e Lúg che combatte chiudendo un occhio ricordano la coppia funzionale monco/orbo diffusa in molti contesti dell'area indoeuropea, come ad esempio la coppia formata da Muzio Scevola e Orazio Coclite nella mitologia romana, o quella costituita da Óðinn e Týr nel mito norreno. Il mito di Bress, che assume la regalità senza esserne degno, ricorda Freyr che siede illegittimamente sul trono di Óðinn. Le due battaglie di Mag Tuired sono leggibili in funzione di una titanomachia o, con maggior attinenza, con il conflitto tra Æsir e Vanir. Secondo il principio della tripartizione funzionale di Dumézil, la conclusione della guerra tra le due stirpi divine nel mito norreno riunisce la prima funzione (magico-sacerdotale) e la seconda (guerriera), rappresentate dagli Æsir, con la terza funzione (economica-fecondante), rappresentata dai Vanir. Analogamente, la seconda battaglia di Mag Tuired si chiude con un patto di pace in cui Bress (divinità della terza funzione) insegna ai Túatha Dé Danann (divinità funzionalmente caratterizzate nella magia e nelle arti guerriere) come arare, seminare e mietere.
I Túatha Dé Danann furono dunque, con ogni probabilità, le antiche divinità celtiche dei Gaeli. La cristianizzazione, in Irlanda, non cancellò gli antichi miti, ma li inserì in un contesto pseudostorico, adattandoli in qualche modo al sistema universale biblico-classico. Senza alcun dubbio il processo di evemerizzazione deformò irrimediabilmente le narrazioni tradizionali ma, paradossalmente, permise loro di sopravvivere e di essere tramandati fino a noi.
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